La malattia di Annalisa Minetti è peggiorata: la cantante e atleta ormai ha perso completamente l’uso della vista.
Brutte notizie per Annalisa Minetti e tutte le persone che le vogliono bene: la cantante e atleta paralimpica ha quasi completamente perso del tutto la vista. Non molto tempo fa l’ex vincitrice di Sanremo, 46 anni, aveva raccontato che grazie alla tecnologia avrebbe potuto tornare a vedere. Le cose però nelle ultime settimane sarebbero peggiorate drasticamente.
“Non vedo più, ormai è nero totale“, ha confessato apertamente Annalisa in un’intervista a La Verità, spiegando nel dettaglio cosa le sta succedendo e per quale motivo la sua malattia stia avanzando in maniera preoccupante.
Annalisa Minetti sta peggiorando: la confessione
Non c’è guarigione, né miracolosa né scientifica, per la retinite pigmentosa con cui la cantante convive da quando aveva 18 anni e che le ha tolto la possibilità di vedere chiaramente, permettendole di fare esperienza solo di ombre e sagome, fino a questo momento.
Piuttosto che migliorare, anzi, Annalisa sta in questo periodo peggiorando. Lo ha confessato in una recente intervista: “L’oculista mi ha detto poco tempo fa che anche anatomicamente sto peggiorando“. La voce di Senza te o con te però non fa drammi, e anzi ci scherza su: “Rosico che non posso più vedermi, sia quando sono in tuta che quando sono gnocca“.
La carriera di Annalisa Minetti
Cantautrice di talento, classe 1976, Annalisa si è fatta apprezzare dal grande pubblico dal 1997, partecipando prima a Miss Italia (conqusitando un settimo posto) e poi al Festival di Sanremo, manifestazione con cui riesce a vincere in maniera trionfale sia tra i Giovani che tra i Campioni con il brano Senza te o con te.
Dopo questo exploit si è reinventata atleta paralimpica, dimostrando di non avere davvero limiti, ed è riuscita ad arrivare all’argento nei campionati italiani di triathlon. Proprio per questa sua doppia vita da artista e atleta, ha deciso di spendersi per imporre il concetto di inclusione. Spiega la stessa Minetti: “L’inclusione è uno stile di vita, una cultura, non basta parlarne soltanto. Penso che l’attività motoria sia uno strumento molto efficace per insegnarla ai giovanissimi. Mi pare invece che stiamo dividendo il mondo per categorie, e non per persone, che hanno ciascuna un valore. Omosessuali, persone con ritardo cognitivo, non vedenti… Si divide, non si unisce“.